LA COMUNICAZIONE........DA RIVEDERE!
Mi piacerebbe che le reti
televisive dessero notizie stringatissime, quasi solo titoli o generica
illustrazione della situazione. Sapere che i morti sono diminuiti rispetto al
giorno precedente poco importa se il numero del giorno si attesta a circa 800
decessi. Sapere che ci sono circa 1.500 guariti e non so quanti nuovi
contagiati il cui totale generale si avvicina a 100.000 persone. Mi piacerebbe
che la notizia venisse data in questi termini: se non volete morire state a casa;
la situazione odierna è simile, peggiore o migliore rispetto a ieri! I numeri
non sono indispensabili, nel migliore dei casi trasferiscono angoscia e
fatalismo. Prima di questa pandemia il morto sul lavoro generava dolore per la
sua famiglia e indignazione per chi avrebbe dovuto proteggerlo e non lo ha
fatto. Giustissimo! Ed ora che un’ottantina tra medici ed infermieri, più
medici che infermieri, sono morti durante l’espletamento del loro lavoro
nessuno o pochissimi ne mettono in risalto il sacrificio? Se le reti televisive
vogliono fornire puntuali dettagli sulle giornate campali dovrebbero in primis
parlare di queste vittime che ci lasciano mentre tentano con tutte le loro forze
di aiutare gli altri senza per altro avere tutta la protezione necessaria.
Vittime due volte del corona virus e dello Stato che non ha provveduto a
fornire loro i mezzi di protezione come ad esempio mascherine appropriate,
tute, guanti e soprattutto l’esser sottoposti a tamponi in modo da provvedere
in tempo al loro ricovero se mai a fianco della persona che intendevano curare!
Quanti morti! Al 3 aprile 2020 i morti sono 14.681. Proviamo ad immaginarli in
uno stadio per vedere una partita? Sarebbe uno stadio quasi pieno! Uno o due
morti fanno impressione e generano dolore, quando i morti arrivano a cifre
inimmaginabili allora diventano soltanto un numero! Forse si mette in atto un
principio di difesa psicologica. Un numero è un numero e basta!
Mi è venuto in mente un campo di
battaglia di una volta. Le compagnie del battaglione schierate sul campo, la
prima fila soldati con trombe e tamburi, le altre file formate da fucilieri con
baionetta in canna. Il comandante dà l’ordine di avanzare, trombe e tamburi suonano, al comando ALT, i fucilieri sparano e molti cadono per il fuoco
nemico, cadono come mosche! Le compagnie decimate avanzano e le trombe ed i
tamburi si tacciono man mano fino al silenzio totale.
Noi andiamo avanti per combattere
questo dannato virus che tanto dolore apporta, i comandanti sono incerti nelle
decisioni a volte contrastanti, comincia
a serpeggiare lo scoramento. La nostra difesa è lo stare in casa ed i più lo
fanno con grande disappunto pensando che questa sia la sola difesa possibile. E’
stato vietato di uscir di casa e sono state indicate ed elevate contravvenzioni
per i disubbidienti; i positivi al virus se fermati rischiano perfino la galera
e nonostante ciò si vedono scene come queste a Genova
ed a Napoli
Si sta discutendo in questi
giorni se e come impedire la processione di San Gennaro quando sarebbe stato
logico ed opportuno dire: la processione è vietata, San Gennaro questa volta
capirà!!
E’la guerra! E Dopo? Quando tutto
sarà finito come si farà a ripartire? Quante macerie? Quante persone avranno
perso tutto? Da chi verranno gli aiuti e soprattutto quanti mascalzoni si
inseriranno in questa provvidenza senza averne diritto? Se metaforicamente ( e
forse anche senza metafora ) il pane mancherà quante persone scenderanno in
piazza? Chi e come fermerà tale protesta? Speriamo di non rivivere la rivolta a
Milano del 1628 descritta dal Manzoni con il ricordo dell'assalto al forno
delle grucce. .
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