La lezione di due ragazze
esemplari
In questi ultimi giorni abbiamo
assistito all’addio di due donne eccezionali. Reyhaneh Jabbari che è stata
obbligata a lasciare questo mondo, mentre Brittany Maynard ha deliberatamente
scelto di andarsene. Le due ragazze non erano ancora trentenni ed entrambe
hanno dimostrato una dignità incredibile.
La prima ci fa riflettere sulle
terrificanti ingiustizie che le donne mediorientali sono costrette a subire, la
seconda ci induce a fare qualche
riflessione sull’eutanasia.
Sul problema dell’eutanasia vi
sono due aspetti: uno civile ed un altro religioso, entrambi meritevoli di
considerazioni e riflessioni.
Premetto che sono cattolico,
mediamente osservante e credo che oltre la morte esista la vita eterna al cospetto
di Dio con l’abbraccio ai nostri congiunti che ci hanno preceduto.
Non si ha diritto al suicidio
assistito perché la religione insegna che la vita non ci appartiene, essa è un
dono di Dio e che a Lui deve essere riconsegnata per il giudizio supremo. E qui
i credenti sono perfettamente d’accordo.
Coloro che credenti non sono
pensano che la vita deve essere vissuta fin quando sia compatibile con la
dignità che ogni uomo deve conservare fino al momento estremo della sua
dipartita. Credo che credenti e no possano convenire che non sia accettabile
che le sofferenze estreme possano colpire le persone nelle loro principali
esigenze di vita. Controllare il proprio corpo, permetterne il nutrimento,
riconoscere parenti ed amici e goderne il contatto fisico e spirituale sono
prerogative inalienabili.
La Chiesa afferma che si possa o
meglio si debba evitare l’accanimento terapeutico, ma in quale momento della
vita bisogna intervenire? Quando il solo aiuto al paziente risiede nell’uso di potenti
sedativi che inducono all’ obnubilamento della coscienza o quando si
intraprende la strada dell’inevitabile? San Giovanni Paolo II in prossimità
della sua morte disse: “basta, lasciatemi andare alla casa del Padre”
Eutanasia? Fine dell’accanimento terapeutico? Scegliete voi.
L’eutanasia dovrebbe essere
normata indicando con estrema precisione le condizioni necessarie per la sua
attuazione. Non deve essere assolutamente chiesta da persone diverse dall’ammalato,
l’esito infausto deve essere accertato scrupolosamente evidenziando le pesanti
sofferenze presenti o future e l’assoluta inefficacia di farmaci che possano
eliminare il dolore fisico.
L’ammalato deve essere esaminato
da tre medici di cui uno psicologo che collegialmente devono esprimere il
parere favorevole o meno all’eutanasia.
Se è vero che resistenze
all’emanazione di una legge che preveda e disciplini l’eutanasia possa
incontrare l’ostacolo da parte di politici di fede cattolica è pur vero che non
si deve condannare alla sofferenza ed alla perdita della dignità persone che
credenti non sono.
Da lungo tempo non vi è più la “
Religione di Stato “ quindi lo Stato laico deve considerare la necessità e
l’urgenza di una tale legiferazione. In ogni caso non si deve essere ipocriti.
Ogni anno molti cittadini italiani benestanti si recano nella vicina Svizzera
per essere aiutati a compiere consapevolmente e serenamente il passo estremo
pagando qualche migliaio di euro.
Lo Stato credo debba legiferare
sull’eutanasia lasciando poi alle coscienze ed alle credenze religiose la scelta
se attuarla o meno.
L’eutanasia prevede una morte
dignitosa, sofferenze nulle ed il sereno addio ai parenti stretti ed agli amici
cari in un ambiente confortevole.
Brittany Maynard ha lasciato
questo mondo serenamente tenendo stretta la mano del marito e della mamma,
ascoltando la musica che lei amava. Più che di una morte si è trattato della conquista di
un sonno liberatore, sereno ed eterno. Spero che Iddio l’abbia accolta e
perdonata! In ogni caso REST IN PEACE MAYNARD !