EUTANASIA
“Fabo è morto alle 11.40: ha scelto
di andarsene rispettando le regole di un paese che non è il suo. Questo è stato
il laconico messaggio col quale Marco Cappato ha dato l’annuncio della morte di
Fabiano Antoniani.
Fabo ha finito di soffrire, è
uscito dalla gabbia che era il suo corpo nel quale viveva – si fa per dire –
nel buio delle sua cecità e nell’immobilismo che la tetraplegia lo aveva
condannato. Aveva quasi 40 anni.
Recentemente a Treviso Dino
Bettamin, 70 anni, malato della
terribile malattia SLA ha chiesto di morire e gli è stata somministrata una
sedazione profonda e la sospensione di ogni terapia. Così ha posto fine alle
sue sofferenze.
Mi sono sempre chiesto come si
possa vietare la dolce morte quando ci si trova in presenza di malattie
gravissime non governabili dalla medicina e che procurano sofferenze a volte
ridotte ma non di molto? Provate ad
immaginare un tetraplegico che avverte un prurito al naso o alla schiena e non
poter trovare alcuna possibilità di porvi rimedio autonomamente. Del resto non
si può immaginare un’assistenza 24 ore su 24 di una persona pronta a grattargli
il naso !
Una tale devastante malattia che
non ha possibilità non dico di guarigione ma di controllo della sintomatologia
non è di per se stessa idonea a chiedere l’intervento della compassione e della
scienza per porvi fine ?
Sul web si possono trovare molti
filmati di persone condannate ad una inumana sofferenza ed altre tranquille e
riconoscenti fino a pochi istanti prima
di assumere il farmaco antiemetico per evitare crisi di vomito e poi il pentobarbital
che conduce a morte in pochissimo tempo e senza sofferenza.
Si possono salutare amici e
congiunti, si può anche pensare o recitare una preghiera e poi si parte ! Fine
della storia!
Credo che uno Stato laico non
dovrebbe avere motivi per non legiferare in proposito. Il benessere dei
cittadini dovrebbe essere messo al primo posto. Mi farebbe molto piacere
rivolgere al Primo Ministro Paolo Gentiloni Silveri una semplice domanda: lei Sig,
Primo Ministro preferirebbe vivere tra atroci sofferenze o porre fine
dignitosamente alla sua esistenza ? Se questa domanda la rivolgessero a me non
avrei dubbi: vorrei morire dignitosamente!
Vi è poi una questione religiosa.
La vita non ci appartiene, è un dono che ci viene dall’Alto ed è Lui che può
riprendersela. Per i credenti va bene così, ma per i non credenti, gli atei i mussulmani
i buddisti e compagnia cantante?
Lascerei quindi ai singoli
cittadini la scelta di compiere l’ultimo passo della propria vita come credono,
ovviamente con tutte le garanzie legali, psicologiche e mediche.
La legge dovrebbe poi prevedere
punizioni pesantissime per ogni abuso.
Noi italiani siamo primi al mondo
per accettare tutto cambiando semplicemente il nome alle cose o alle situazioni.
Ad esempio mandare uno al Creatore con una sedazione profonda non è eutanasia,
mandarlo invece facendogli ingurgitare una anche piacevole bevanda allora è
eutanasia vietata al momento dalle leggi!
La storia della povera Eluana
Englaro fu devastante. La poveretta fu spedita al Creatore privandola di ogni
alimentazione liquida e solida anche se attraverso un sondino. Le sofferenze
non furono certamente lievi. Non sarebbe stato meglio utilizzare quello che la
medicina poteva offrire?
Infine vi è anche una questione di
costi per la comunità. Provate ad immaginare le spese che lo Stato deve affrontare
per un’assistenza efficace e duratura, per i supporti tecnologici per gli
ausili domiciliari? Lo so sembra un discorso cinico, ma se queste spese
servissero a modificare gli eventi allora ben vengano, ma se non lo sono allora
è molto meglio ricorrere all’eutanasia con partecipazione attiva o meno da
parte del malato.