SI RIPARTE? SI' NE SONO CERTO!
Non so quando finirà, ma certamente
finirà. La crisi del ’29 credo stia insegnando qualcosa e fra i tantissimi provvedimenti
ora ampiamente illustrati e poi – speriamo – tradotti in trasferimenti si potrà
gradatamente ripartire. Quante ferite da curare e quante lasceranno segni
indelebili sui corpi e sulle menti! La fine intravista di ogni incubo procura di
per se stessa una gioia. Dal Papa alla regina Elisabetta II si scandisce la
frase: sì, ci riabbracceremo, ci baceremo ci stringeremo gli uni agli altri senza
timore di passare a miglior vita, il sole tornerà più luminoso, il mare ci
canterà la ninna nanna delle onde che vanno e vengono sulla battigia, il
venticello muoverà le piccole foglie e l’aria profumerà di pulito. Dobbiamo
solo aspettare, avere la pazienza di chi crede che tutto passerà e forse
scopriremo che saremo diventati più “ umani “. Guarderemo con affetto, sì con
affetto, il nostro barbiere, il nostro salumiere che non ha chiuso i battenti,
ma che ha venduto poco, pochissimo a causa dei pochi soldi in giro; entreremo
nel modesto negozio cinese convinti che i titolari nulla hanno a che vedere con
il virus cinese; vedremo le strade riempirsi un po’ alla volta di persone che
si strapperanno la mascherina dal viso; i giardinetti sotto casa faranno da
palcoscenico per le gioiose grida dei bimbi che si dondoleranno sui cavallini
di legno, ed infine perché no? le chiese riapriranno i portoni, i fedeli si
scambieranno il gesto della pace ed il prete pregherà per i vivi affidando
ancora una volta i defunti al Signore; uscendo dalla Messa si passerà per la
pasticceria appena aperta per comprare un piccolo vassoio di profumati
pasticcini; a casa si potranno vedere programmi televisivi interessanti dimenticando
le innumerevoli repliche mandate in onda; si siederanno al desco famigliare
genitori e figli, nonni e nipoti e certamente si stapperà una bottiglia di
quello buono messo da parte per l’occasione. Insomma la vita riprenderà. Il
male assai doloroso di oggi può partorire un bene. Tutti coloro che hanno visto
la morte in faccia sono diventati più buoni e generosi verso se stessi e verso
gli altri, staremo a vedere, certamente saremo eternamente riconoscenti verso
medici, infermieri e sacerdoti che hanno immolato la loro vita nell’assistere
tante persone colpite dal terribile virus che, disprezzandolo, non voglio
nemmeno chiamare per nome! Mi piace ricordare che molti industriali capitalisti
a cui non si riconosceva che un cuore di pietra, hanno donato tanti soldi per
la sanità e per un gesto d’amore verso i medici ed infermieri periti come in
una guerra. Credo che sia un seme che possa far nascere una imponente quercia
di empatica generosità!
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