DEI DELITTI E DELLE PENE ( Secondo me )
Vi sono delitti che gridano vendetta davanti a Dio!
Aiutato da tre amici, il 17 aprile 1991, nella sua casa di Montecchia di Crosara, Pietro Maso uccise entrambi i suoi genitori, Antonio Maso e Mariarosa Tessari al fine di appropriarsi della sua parte di eredità;
Il 21 febbraio 2001 Erika De Nardo (Novi Ligure, 28 aprile 1984) di sedici anni e l'allora fidanzato Mauro Favaro, detto "Omar" (Novi Ligure, 15 maggio 1983) di diciassette anni, uccisero la madre di lei ed il suo piccolissimo fratellino e per puro caso non fecero fare la stessa fine al padre di lei;
Lunedì 4 gennaio 2021 - emerge dai verbali degli interrogatori in cui Benno Neumair, il trentenne insegnante alle scuole medie con la passione del fitness, ha confessato di aver assassinato la madre Laura Perselli, 68 anni e il padre Peter Neumair, 63, insegnanti in pensione.
Il 23 aprile 2021 Elena e Giovanni per la strage di Avellino stabilirono che: “Non deve rimanere nessuno.” Il padre di lei Aldo Gioia è stato ucciso nel sonno con 14 coltellate da Giovanni perché si opponeva alla loro relazione.
Tutti questi delitti hanno come motivazione il possesso delle proprietà o il contrasto alle volontà dei genitori sulle frequentazioni degli assassini.
Il trait d’union che unisce
questi orribili delitti è l’atroce modalità di esecuzione. Stringere il collo
dei genitori per causarne la morte è orribile. La vittima si dimena, ansima,
strabuzza gli occhi e si arrende. L’assassino sente il calore della carne della
vittima. Pietro Maso dopo aver tramortito i genitori infilò nella loro bocca
sacchetti di plastica del supermercato aiutandosi con il manico di una scopa.
Erica ed Omar massacrarono a coltellate la madre di lei infierendo poi sul
fratellino di appena dieci anni somministrandogli un veleno per topi e
annegandolo poi nella vasca da bagno.
Benno Neumair aggredì il padre
strangolandolo con un laccio ed appena la madre fece ritorno a casa non ebbe
nemmeno il tempo di togliersi il soprabito che fece la stessa fine.
Le morti in questione sono state
violente ed atroci che hanno previsto il contatto fisico tra l’assassino e
l’assassinato, assassini che per diversi anni hanno chiamato le loro vittime
con i nomi dolcissimi di mamma e papà.
Persino in guerra si è pensato
bene di evitare le morti a corpo a corpo preferendo quelle a lunga distanza in
modo da non avere la visione delle morti stesse.
Vi sono esempi che i
sopravvissuti abbiano non solo perdonato gli assassini dei loro famigliari, ma
abbiano speso tempo e denaro per sottrarli a pene severe e col tempo ( mica
tanto ) abbracciarli e stringerli affettuosamente al loro cuore. E il ricordo
degli atroci spasimi delle morti dove sono andati a finire? Si abbraccia la
figlia dimenticando l’avvelenamento e l’annegamento del fratellino di solo
dieci anni? Pietro Maso, Erica ed Omar sono già fuori dopo pochi anni di galera
ed è un vero scandalo. Questi assassini non avrebbero dovuto fare neppure un
solo giorno di carcere se fossero stati dichiarati infermi di mente e quindi
irresponsabili dei delitti, al contrario dovrebbero marcire in galera per il
resto della loro vita. Io seguo alcuni programmi televisivi su delitti commessi
negli Stati Uniti ed utilizzati come trame per filmati e osservo che le pene
comminate sono perfettamente eque nel senso che un delitto se mai di impeto prevede
una condanna ad una quindicina di anni, mentre delitti efferati commessi su più
persone prevedono condanne esemplari pari ad un ergastolo per ogni vittima o
reclusione fino a 150 anni, altri delitti ancor più gravi ovviamente comportano
la pena di morte che a volte è perfino benevola.
Tornando a noi ricordo la recente
affermazione della madre di un’assassina che affermava ancor piangendo che non
avrebbe mai abbandonato la figlia e che sarebbe stata sempre con lei. Io al
posto della madre affranta avrei dimenticato l’assassina senza infierire, ma
senza stringerla al mio petto a meno che non consideri le motivazioni del
delitto giustificate o giustificabili!
So bene che molti benpensanti non
sono d’accordo con le mie tesi pensando alla bellezza del recupero degli assassini
che dopo poco tempo guadagnano la libertà e con essa un posto di lavoro, ma se
consideriamo il simbolo della giustizia, la bilancia, possiamo mettere su un piatto l’atroce delitto e sull’altro la
redenzione dell’assassino? Pensate che i piatti restino in equilibrio? Io credo
proprio di no!
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