2 GIUGNO 2014 - LA FESTA DELLA REPUBBLICA
Ieri, 2 giugno, si è celebrata le
festa della Repubblica in sordina con due precisazioni: il servizio della
sicurezza affidato e portato a termine dai metronotte e le fantastiche Frecce Tricolori
che hanno sorvolato il sacro suolo della
Patria grazie agli sponsor. Poco mancava che tra le scie colorate di bianco
rosso e verde si potesse leggere la reclame del formaggino MIO o quella
relativa gli assorbenti per signora che finalmente potevano salire in ascensore
senza temere il propagarsi di cattivi odori! Nonostante questi risparmi la
parata è costata un milione e trecentomila euro! Poi veniamo alla parata. Gli
amatissimi carabinieri e corazzieri a cavallo con banda a piedi ed a cavallo, a
seguire una sfilata di compagnie in armi alcune molto amate come la Brigata
Sassari, i marò del Reggimento San Marco,( applauditissima per via dei nostri
marò trattenuti in India ) i paracadutisti del Reggimento Col. Moschin, gli Alpini
d’Abruzzo e poi le commoventi le divise della prima guerra mondiale indossate
dalle truppe dei nostri giorni. Dei mezzi semoventi ho visto un lince che
trasportava il generale di corpo d’armata Mario Moscatelli, un camion che trasportava un cannone da 149 millimetri
impiegato per contenere l’offensiva austriaca sugli altopiani veneti. Ho notato
il passo marziale delle crocerossine volontarie, splendide nelle loro
bianchissime divise. Durante la sfilata dedicata alla prima guerra mondiale ho
ascoltato la banda che suonava la Canzone del Piave che era quella che
maggiormente veniva suonata quando ero bambino in occasione delle feste del 24
maggio e del 4 novembre. Ho visto i labari inondati di medaglie di ogni tipo. Ho
mentalmente rivisto il film Piccolo Alpino del 1940 che narrava la storia di
due ragazzini che vollero a tutti i costi, nonostante la giovanissima età,
arruolarsi per combattere il nemico invasore. Uno dei due non sopravvisse,
mentre l’altro, incontra il padre disperso nel momento in cui veniva data la
notizia dell’armistizio e della vittoria, la sola che interamente ci
appartiene!
Mentre le note del Piave echeggiavano ho
pensato anche alla decimazione della Brigata Catanzaro decisa dal generale Cadorna
La Brigata "Catanzaro". ritirata dal fronte dopo le gravi
perdite subite il 23 e il 24 maggio del 1917 (che si aggiungevano alle molte
migliaia accumulate negli anni precedenti) era stata ricondotta di fronte
all’Hermada (oggi monte Querceto, a est di Monfalcone) il 4 giugno. Ritirata
nuovamente il 24 giugno, venne accantonata a Santa Maria La Longa, paesino
della bassa friulana. Insofferenza e indisciplina cominciavano da tempo a
serpeggiare nelle retrovie costipate da migliaia di militari destinati a
rimpiazzare i tanti caduti dei reparti più dissanguati. Costoro sapevano che
sul Carso - e nella Brigata Catanzaro soprattutto - fatalmente si muore.
Speranza non c’è.
Da Brigantino – Il portale del Sud
Ancora oggi nessuno ridà l’onore a
quei poveri soldati sconfitti due volte, dal nemico e dagli amici. Pensate,
soldati ed ufficiali estratti a sorte, fucilati dai propri compagni e gettati
in una fossa comune scavata poco prima della fucilazione alla loro presenza.
Quella guerra costò al paese settecentomila morti ed altrettanti feriti.
Sarebbe bello che un giorno si riabilitassero quei soldati che provenivano…..stranamente….
dalla Puglia, dalla Calabria, dalla Campania e dalla Sicilia !!!
Ieri ho anche sentito l’urlo di
Massimiliano Girone che scandiva: Abbiamo obbedito agli ordini, e mantenuto la
parola, quella che ci era stata chiesta e quella che continuiamo a mantenere.
Ma siamo ancora qui”.
Mi chiedo ancora come sia stato
possibile rimandarli in India dopo la licenza natalizia di due anni fa. Si
metteva a rischio la commessa degli elicotteri Agusta? In ogni caso si è fatta
la solita figura di cioccolatai. Sarebbe stato molto bello e significativo
trattenere i nostri marò e indirizzare agli indiani l’altrettanto significativo
gesto dell’ombrello. Per fare questo ci sarebbe dovuto essere un altro governo
e tanta determinazione.
Insomma come festa della Repubblica
non c’è male !
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