DEI DELITTI E DELLE PENE ( secondo me )
Parto da un esempio! In una sala
operatoria il chirurgo scopre ed isola un carcinoma, lo preleva, lo passa in laboratorio
per sottoporre le cellule cancerose ad
un trattamento “ rieducativo “ per poi reinserirle al loro posto convinti che non ci
saranno recidive. A meno che non si fosse trattato di un “ pezzetto “ vitale,
non sarebbe stato meglio aprire il secchio della spazzatura ed adagiarvi il
pericoloso malformato? La risposta mi pare ovvia! Fatta questa introduzione
voglio parlare di Moussa Sangare assassino giulivo della povera Sharom Verzeni, alla quale preventivamente ha chiesto scusa per quello che le avrebbe fatto, quindi
lucidissimo, e del bravo e studioso ragazzo di diciassette anni che ha
ferocemente accoltellato il fratellino di dodici anni, il papà e la mamma
ammazzandoli tutti e tre! La prima considerazione che voglio fare è: se gli
assassini non erano in condizione di intendere e di volere allora devono essere
curati in centri adatti e sperare che siano messi sempre in
condizione di non ripetere delitti del genere costasse anche l’eterno
affidamento alle strutture preposte. La seconda considerazione è che se questi
figuri fossero stati coscienti delle loro azioni traendone una incredibile soddisfazione
nel compierle e nell’averle compiute allora dovrebbero essere trattati come le
cellule cancerose di cui all’inizio di queste riflessioni. Rieducare significa
educare di nuovo, fare in modo che al verificarsi del “ problema “ lo si risolvi
o lo si eviti. Or bene come si fa a riproporre il problema se i protagonisti sono
passati a miglior vita? Come si fa ad essere sicuri, matematicamente sicuri,
che non si facciano in seguito sinistri esperimenti su altri poveri,
inconsapevoli protagonisti? Visto che in Italia
non vi è la pena di morte allora è bene condannare all’ergastolo l’assassino, dimenticarselo ed affidandolo al suo destino evitando l’accanimento….terapeutico
nel tenerlo allegramente in vita! In ultimo aggiungo che mi fanno senso gli
avvocati d’ufficio e no dichiarare, dopo un primissimo incontro con il delinquente,
“ è affranto, piange e non si è ancora reso conto del misfatto “ Sarebbe molto meglio
sentir dire: “ vedremo se Ciccillo sia o sia stato in grado di
intendere e di volere e se ciò fosse chiederemo la totale infermità mentale
altrimenti ci appelleremo alla clemenza della Corte!! Ed ancora…..i nonni! Non
lo abbandoneremo mai, lo andremo a trovare in carcere, gli porteremo libri e
patatine ecc. ecc. Ma non vengono in mente a questi avi la scena del delitto
non quella della fine della mattanza, ma a quella delle coltellate, delle lame
che bucano penetrando mortalmente le carni, le urla delle vittime, dei loro sguardi
increduli e delle poche parole dette prima di spirare “ perché ci fai questo,
che ti abbiamo fatto? Perché, Perché? Ora portate pure libri e patatine e se
avete un po' di tempo libero andate da uno psichiatra, ma da uno veramente
bravo!
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