CENTO ANNI DALL'IMPRESA DI FIUME
La storiografia post fascista ci ha
sempre parlato di un Gabriele D’Annunzio come scrittore eccezionale, poeta per
antonomasia, insomma il “ vate “ e molti altri ne hanno sottolineato le sue non
comuni doti amatorie in un certo senso molto eccentriche. Ebbi occasione di
visitare il Vittoriale, la sua casa “ esilio “ che Benito Mussolini gli destinò affinché si togliesse dalle scatole per dirla in
parole povere. Nel Vittoriale echeggia ancora la figura del poeta patriota, si
raccontano le sue manie sia a tavola che a letto; dormiva in una camera
mortuaria ed a tavola mangiava nei piatti che ricordavano la tartaruga: a
tavola non si invecchia! Mai, dico mai da che calpesto il suolo patrio ho
sentito della impresa di Fiume se non come l’impresa di un pazzo a capo di un
manipolo di legionari poi bombardati e distrutti dalla reale marina militare!
D’Annunzio diede vita alla
Repubblica del Carnaro proclamando una carta costituzionale eccezionale per
quei tempi, ancora oggi all’avanguardia e molti paesi ancora se la sognano!
Vi riporto i primi sei articoli dai
quali potete vedere la grandiosità delle idee generali che mi pare possano
essere accostate alla Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo e del Cittadino del
1789 (Déclaration des Droits de l'Homme et du Citoyen)della rivoluzione
francese.
Ecco i primi articoli della carta
costituzionale della Repubblica del Carnaro:
PARTE GENERALE
Art. 1 – La Libera Città di Fiume,
col suo porto e distretto, nel pieno possesso della propria sovranità,
costituisce unitamente ai territori che dichiarano e dichiareranno di volerle
essere uniti, la Repubblica del Carnaro.
Art. 2 – La Repubblica del Carnaro
è una democrazia diretta che ha per base il lavoro produttivo e come criterio
organico le più larghe autonomie funzionali e locali.
Essa conferma perciò la sovranità
collettiva di tutti i cittadini senza distinzione di sesso, di razza, di
lingua, di classe e di religione; ma riconosce maggiori diritti ai produttori e
decentra per quanto è possibile i poteri dello Stato, onde assicurare
l’armonica convivenza degli elementi che la compongono.
Art. 3 – La Repubblica si propone
inoltre di provvedere alla difesa dell’indipendenza, della libertà e dei
diritti comuni, di promuovere una più alta dignità morale ed una maggiore
prosperità materiale di tutti i cittadini; di assicurare l’ordine interno con
la giustizia.
Art. 4 – Tutti i cittadini della
Repubblica senza distinzione di sesso sono uguali davanti alla legge. Nessuno
può essere menomato o privato dell’esercizio dei diritti riconosciuti dalla
Costituzione se non dietro regolare giudizio e sentenza di condanna. La
Costituzione garantisce a tutti i cittadini l’esercizio delle fondamentali
libertà di pensiero, di parola, di stampa, di riunione e di associazione. Tutti
i culti religiosi sono ammessi; ma le opinioni religiose non possono essere
invocate per sottrarsi all’adempimento dei doveri prescritti dalla legge. L’abuso
delle libertà costituzionali per scopi illeciti e contrari alla convivenza
civile può essere punito in base a leggi apposite, le quali però non potranno
mai ledere il principio essenziale delle libertà stesse.
Art. 5 – La Costituzione garantisce
inoltre a tutti i cittadini senza distinzione di sesso, l’istruzione primaria,
il lavoro compensato con un minimo di salario sufficiente alla vita,
l’assistenza in caso di malattia o d’involontaria disoccupazione, la pensione
per la vecchiaia, l’uso dei beni legittimamente acquistati, l’inviolabilità del
domicilio, l’habeas corpus, il risarcimento dei danni in caso di errore
giudiziario o di abuso di potere.
Art. 6 – La Repubblica considera la
proprietà come una funzione sociale, non come un assoluto diritto o privilegio
individuale. Perciò il solo titolo legittimo di proprietà su qualsiasi mezzo di
produzione e di scambio è il lavoro che rende la proprietà stessa fruttifera a
beneficio dell’economia generale.
Oggi, 6 ottobre 2019 ho visto un
servizio su RAI 2 dedicato all’impresa di Fiume e vi faccio vedere e sentire
una dichiarazione di Giordano Bruno Guerri che in sintesi ci spiega la
dimensione dell’impresa di Fiume.
Si è voluto avvicinare D’Annunzio a
Mussolini incorrendo in un falso storico di enorme portata, Mussolini non amava
D’Annunzio perché temeva che gli togliesse la scena, che potesse fare quella
rivoluzione che egli stesso pensava di fare e che poi non fece. Alla fine
esiliò il Vate e dette vita alla sua dittatura.
Dalla fine della guerra del 1945 in
poi mai nessun uomo politico o di cultura di destra è stato portato ad esempio , anzi!
Quando nacque il Movimento Sociale Italiano che democraticamente ebbe consensi
elettorali altrettanto “ democraticamente ” venne messo in un recinto
chiamato “ arco costituzionale “ e lì
relegato fin quando Berlusconi non lo…..liberò!
Tutto ciò fa parte del racconto dei
fatti temporalmente vicino agli accadimenti, racconti fatti “ ad usum
delphini “. La verità emergerà col
tempo, quando i fatti si perderanno nei meandri della memoria, quando i vinti
prenderanno coraggio e racconteranno la loro versione assai, assai vicina alla
realtà!
Ci sono voluti cento anni per farci
capire cosa fece realmente D’Annunzio con i suoi legionari!
Chissà se fra cento anni si
racconterà di Conte 1-2-3-4-5-6-7-8, di Renzi, di Di Majo e compagnia cantante!
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