LA PARABOLA DELLA PALLA DI NEVE
In quel tempo vi era una montagna
piena di alberi lussureggianti, l’aria era tersa e si respirava gradevolmente.
Arrivò l’inverno e con esso la candida neve.
Dapprima era appena un nevischio, poi si irrobustì e caddero fiocchi bianchi e
copiosi. Tutti restarono affascinati dallo spettacolo assai poetico. A causa
del peso della neve da un albero si
staccò una pigna che rotolò pian pianino sul piano in discesa. La pigna nel
cadere si copri di neve e continuò a scivolare. Nessuno di preoccupò, anzi qualche
“villeggiante” meravigliandosi guardava la palla di neve che rotolando
acquistava dimensione e velocità. Nessuno comprese il pericolo, anzi additavano
ai distratti la palla che scendeva sempre più velocemente. Quando la palla
divenne un macigno tutti, proprio tutti, gridarono spaventati sperando nell’aiuto
dei volenterosi anch’essi bisognosi di….compagnia! I volenterosi inveivano
contro coloro che non si curarono di fermare la palla di neve quando era ancora
una pigna, dimenticando che anche loro furono assenti. I volenterosi gridavano sempre
più forte mentre la palla rotolava sempre più pericolosamente a valle. I
volenterosi gridavano incolpando i villeggianti della prima ora. Gridavano
sempre più forte ignorando che nella prima ora essi non c’erano e se c’erano…dormivano.
La palla di neve nella veloce discesa incontrò per caso un masso abbastanza
grande che ne deviò il percorso e per caso, solo per caso, alcune abitazioni
furono salvate e la palla di neve si fermò in riva ad un ruscello sciogliendosi poi un po’ alla volta.
In verità, in verità vi dico che
bisognerebbe fermare il pericolo allorquando si palesa e non scaricare le colpe
sugli altri quando nel colpevole silenzio non solo non si è gridato al
pericolo, ma non lo si è nemmeno raccontato agli amici più intimi!
Raccontata la parabola voglio ora
riferirmi a Massimo Cacciari, filosofo impegnato, che vorrebbe chiamare a raccolta
tutti gli intellettuali per fermare il pericolo di un nuovo fascismo populista
che vede in Matteo Salvini il suo “ conducator “
Salvini, che spesso pronuncia fasi
lievemente sconnesse ed utilizza maglie, argomenti e crocifissi inopportuni,
non fa altro che interpretare il sentimento di buona parte del popolo italiano
che ha giudicato insipiente ignorante e deleterio il comportamento dei governi
che fino ad ora hanno menato il torrone sia in da noi che in Europa.
Tutti, proprio tutti vorremmo una
comunità europea che fosse prima di tutto giusta nelle decisioni e severa nei
confronti di tutti gli Stati ( Germania compresa ) che si comportano come se
non appartenessero ad una comunità della quale hanno accettato trattati e convenzioni. Avremmo voluto un’Europa che non
diventasse un gigante con i piedi di argilla chiamando a farne parte Stati che
già in partenza si sapeva che sarebbero stati soltanto “ prenditori “ e basta.
Diventare numerosi non significa diventare grandi ed autorevoli, a volte l’esser
grandi significa soccombere sotto il proprio peso !
Salvini propone un atteggiamento risoluto
nei confronti dell’Europa sottolineando che in fin dei conti, tra ciò che l’Europa
ci dà e ciò che in Europa diamo il conto è a nostro sfavore di diciotto
miliardi di euro! Salvini promette una flat tax del 15 %, la riforma della
giustizia ed altre amenità. Bene. Ma Cacciari e la schiera di professoroni non
ci fanno capire conti alla mano ( che hanno sempre ragione e non sono
contestabili se esatti )che tali promesse sono inattuabili e fuori luogo la
voce grossa verso la Ursula von der Leyen di turno. Gli avversari politici invece scelgono di attaccarlo personalmente ridicolizzandolo, mettendo in evidenza il look, la sua pancia ed altre cosucce del genere dimenticando ciò che fecero al primo Berlusconi che grazie a queste scelte contribuirono egregiamente a farcelo godere per oltre un ventennio! La storia è maestra di vita, ma se gli studenti sono svogliati e distratti non si potrà certamente dare la colpa ai....professori!!!
Caro Cacciari, fatti un esame di
coscienza e facci sapere perché non hai gridato quando la….palla di neve
cominciava a rotolare, quando era possibile indirizzare diversamente lo
sconforto delle genti? Gli intellettuali non sono coloro che commentano la
situazione quando è già delineata, dovrebbero essere coloro che vedono lontano,
che paventano pericoli, che gridano ad altissima voce verso chi governa con
scarsa competenza, con ignavia, per proteggere ed incrementare gli interessi di
partito e qualche volta anche personali!
Intellettuali unitevi, fate sentire
la vostra voce giusto per dire che siete anche voi colpevoli del primo silenzio
e non gettate la croce su chi sembra essere assente o agnostico, chi ora non
dice nulla, chi non va a votare perché in democrazia, che tanto vi piace, anche
la marea dei non votanti dice qualcosa anzi grida più di voi allo scempio in
cui le classi politiche, tutte incluse, ci hanno portato a vivere. Gli astenuti
manifestano così la loro disapprovazione e la loro convinzione che nessun
partito o movimento sia all’altezza della situazione !
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