CARLO AZELIO CIAMPI
Oggi ho incontrato l’amico
Ermanno al quale ho confidato che avrei presto scritto qualcosa su Garibaldi
con i suoi rapporti col Monte Paschi di Siena e col glorioso Banco di Napoli,
La morte di Ciampi mi ha dirottato verso altre considerazioni. Mi riservo di
tornare su Don Peppino…….. truffatore. Poi vi dirò perché!
Ora parliamo di Carlo Azelio
Ciampi.
Il Presidente emerito Carlo
Azelio Ciampi ci ha lasciati alla venerabile età di 95 anni col grandissimo
merito di aver fatto riscoprire valori sacri come la Patria, la Bandiera e l’Inno
Nazionale, cose queste che prima della sua elezione a Capo dello Stato erano malviste e considerate “
fasciste “.
Onore al merito e Riposi in pace
!
Di parere diverso sono
allorquando devo commentare le sue gesta come Governatore della Banca d’Italia
in coppia con Giuliano Amato Presidente del Consiglio dell’epoca.
Le cose che racconto sono state
vissute in prima persona e non le
riporto come de relato. L’Italia andava abbastanza bene e le varie difficoltà economiche venivano
mitigate con le così dette svalutazioni competitive. La moneta si indeboliva ed
i nostri mercati sorridevano vendendo quanto più possibile grazie appunto alla
debolezza della nostra moneta.
Tale situazione però non poteva
durare a lungo e accordo dopo accordo si giunse al serpente monetario europeo
con una sorte di moneta di riferimento l’ECU a cui le valute nazionali dovevano
essere agganciate con uno scostamento del 3% in più o in meno e per altri Stati
del 5%. La lira faceva parte di questo sistema.
Questo detto in sintesi estrema.
IL 13 settembre 1992 l’Italia
svaluta del 7%, il 16 settembre l’Italia esce dall’accordo di cambio fino al 22
settembre per poi uscirne definitivamente. In conclusione il marco contro lira
valeva dapprima 750 per poi passare all’apice della perturbazione attorno alle
1.300 lire. Una vera catastrofe.
Ovviamente ci fu una strenua quanto inutile e
dannosissima difesa della parità di cambio attorno alle 850 lire per marco e di
questa catastrofe penso di addossare la responsabilità al Presidente del
Consiglio dell’epoca Giuliano Amato ed al governatore della Banca d’Italia
Carlo Azelio Ciampi!
Nonostante la sciagurata
ostinazione di Ciampi, ancora oggi ben onorato per i suoi servigi alla
nostra repubblica, la lira dovette essere svalutata. Dopo aver
esaurite tutte le riserve della Banca d’Italia, in un’ostinata difesa di
una parità monetaria insostenibile, ci fu un vero e proprio tracollo
della lira. In termini numerici il marco, che ad agosto 1992 quotava
750 lire per 1 marco, arrivò a fine ottobre (vado a memoria) a ben 1300
lire, per poi stabilizzarsi sui 1.050 dopo alcuni mesi. Insomma la lira in 3 mesi perse il 40%
circa del suo valore antecedente rispetto al marco tedesco.
La domanda che dobbiamo farci è questa : analizzando l'attacco alla nostra moneta, da chi era condotto, le riserve che ora dopo ora si prosciugavano e l'inevitabile svalutazione, non era meglio svalutare subito conservando le nostre riserve valutarie evitando di prendere i marchi in prestito dalla Germania per poi restituirli con gravissime perdite ( come si vedrà appresso )? La risposta mi pare ovvia. CERTEMNTE SI !!
A quell’epoca ero in banca ed ero responsabile della Sala Cambi e vivevo giornalmente
le tristi vicende. Si andava verso le 13 in borsa per comprare e vendere le
divise estere. Prima di andare in borsa la Banca d’Italia chiamava i vari
responsabili del centro cambi per chiedere quali fossero le quantità di divisa
estera da trattare in borsa e alla risposta “ devo comperare 20 milioni di
marchi “ rispondeva “ non fare nulla in borsa perchè te li dò io dopo “.
In poche parole in borsa si negoziavano due o tre milioni di marchi (
pochissima cosa ), mentre in effetti la Banca d’Italia ne vendeva obtorto collo
un centinaio. Gli osservatori costatando le quantità di marchi
trattati erano indotti a pensare che non vi fosse in atto una vera e propria
speculazione contro la lira. I marchi non erano costituiti da biglietti depositati
nei caveau della Banca d’Italia, ma erano nel conto “ nostro “ presso la banca
centrale tedesca che conosceva appunto la reale consistenza della nostra
riserva.
Alla Banca d’Italia però la situazione era perfettamente chiara.
Guardando nei propri “ cassetti “ ci si doveva
rendere conto della continua, progressiva inarrestabile emorragia. Ma ci si incaponiva a
cederli al cambio di 850 lire per marco, più o meno. Quando i marchi finirono
allora, grazie ad accordi precedentemente presi, si chiesero in prestito alla Germania che valutando attentamente la situazione e venendo meno agli accordi, presto interruppe i prestiti ed il cambio saltò. Non avendo più marchi da vendere la Banca d’Italia
lasciò il mercato e la lira toccò valori attorno alle 1.300 lire per marco per poi, come
visto, stabilizzarsi vicino alle 1.050 lire.
Conclusione abbiamo svalutato, abbiamo perso le riserve nazionali in
divisa ( valuta ) abbiamo dovuto ricomprare a caro prezzo – 1050 lire - i
marchi che la Germania ci aveva prestato e che noi avevamo venduto a 850 lire perdendo
così una vagonata di soldi.
Il Governatore della banca d’Italia era Carlo Azelio Ciampi la cui sciagurata
manovra lascio a voi giudicare. Il presidente del Consiglio era Giuliano Amato
che in una intervista televisiva rilasciata qualche ora dopo la catastrofica
svalutazione disse esattamente ed da me attentamente ascoltata questa frase: “
va bene abbiamo svalutato, abbiamo perso i marchi, ma pur sempre abbiamo le
lire “
Se fosse stata una battuta forse non avrebbe provocato nemmeno una
risata, considerando la situazione, ma non era una battuta era una sua profonda
considerazione !
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