LA FESTA DELLA MAMMA, LA MIA E DI TUTTE LE MAMME DEL MONDO
Oggi è la festa della mamma, meglio
dire delle mamme e già la data è dolcissima, scorrevole come l’acqua
del ruscello che corre verso il mare, come il delicato sciabordio di una tenue
onda marina; otto maggio duemilaventidue! Non vi è in questa data una lettera
aspra, è una data che si scioglie in bocca come un delizioso e morbido
cioccolatino!
Mamma, la prima parola della vita
e forse l’ultima! La mamma al parto piange di dolore ed il figlio o la figlia
la segue nel pianto indotto da una provvidenziale sculacciata! Il bimbo si
attacca al seno della mamma, sente il suo profumo, sugge il dolce latte materno
e nel lungo e tenero abbraccio comincia la sua crescita.
La mamma è più presente
del padre, anche se questi è amorevole e protettivo, ma è sempre lei che
osserva, bacia ed abbraccia il suo figliolo. Vivendo assieme il bimbo osserva
la mamma per avere il suo cenno di approvazione e da quel momento ne diventa
amabilmente schiavo!
Ho perso la mia mamma quando
aveva poco meno di 60 anni e la sento sempre accanto a me quotidianamente da oltre
50 anni. I sessanta anni di mia mamma mi riportano ad una poesia di Edmondo De
Amicis:
A MIA MADRE
Non sempre il tempo la beltà cancella
o la sfioran le lacrime e gli affanni
mia madre ha sessant’anni
e più la guardo e più mi sembra bella.
Non ha un detto, un sorriso, un guardo, un atto
che non mi tocchi dolcemente il cuore.
Ah se fossi pittore,
farei tutta la vita il suo ritratto.
Vorrei ritrarla quando inchina il viso
perch’io le baci la sua treccia bianca
e quando inferma e stanca,
nasconde il suo dolor sotto un sorriso.
Ah se fosse un mio priego in cielo accolto
non chiederei al gran pittore d’Urbino
il pennello divino
per coronar di gloria il suo bel volto.
Vorrei poter cangiar vita con vita,
darle tutto il vigor degli anni miei
Vorrei veder me vecchio e lei…
dal sacrificio mio ringiovanita!
La mia mamma
era dolcissima, premurosa e generosa e, pur sforzandomi, non la ricordo mai
arrabbiata o semplicemente contrariata e dire che qualche volta ne aveva ben
donde. E’ spirata tra le mie braccia regalandomi il suo ultimo soffio di vita.
Nel
dormiveglia mattutino mi è venuto in mente un bel quadretto: una mamma, al
termine di una vita dedicata alla sua famiglia e principalmente a suo figlio,
muore e va direttamente in Paradiso. L’accoglie San Pietro che le dà il
benvenuto e le indica il posto tra le rosee nubi alla presenza del buon Dio, ma
lei tentenna e dice al Santo Portinaio di aspettare fuori dall’uscio e di
entrare se non dopo l'ingresso del suo amato figlio!
Vorrei
ricordare mia madre ancora in vita mentre le vado incontro dedicando a lei ed a
tutte le mamme del mondo una bella ed immortale canzone cantata da Beniamino
Gigli:
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