NESSUNO TOCCHI CAINO……………
Ok va benissimo! E di Abele cosa ne
facciamo? Chi muore giace e chi vive si dà pace ! E’ la filosofia del buonismo
a buon mercato!
In queste ultime ore si parla delle
gravi condizione di salute di Totò Riina in arte “Totò ‘u curtu” per via della
sua non imponente altezza!
Malato gravissimo, quasi terminale.
Ebbene? Si vuole per lui assicurare una morte dignitosa! Dignitosa come la sua
vita passata a dare o ordinare la morte di tanti innocenti e tanti suoi compari?
Le motivazioni risiedono nelle sue condizioni di
salute. E sia ! Il carcere dove Totò sta
scontando la pena dell’ergastolo “ ostativo “
cioè che non prevede alcuna agevolazione, ha una sezione ospedaliera la
cui funzionalità è a volte superiore a quella di un comune ospedale. Riina è
ivi ricoverato e riceve tutte le cure del caso! Vi è una considerazione da
fare: quando un comune cittadino si sente male corre in ospedale per le cure
del caso; per Riina si vuol fare il contrario, cioè, lui è amabilmente curato
in un ospedale ,sia pur ristretto entro una adeguata recinzione, sta male ed
allora lo si vuol mandare a casa sua, cioè si vuole per lui un percorso al contrario! Io non credo che la Corte di Cassazione abbia voluto liberare
il capo dei capi, ha infatti solo chiesto al Tribunale di sorveglianza di
Bologna di motivare meglio il provvedimento di rigetto della richiesta dei
domiciliari o del differimento della
pena avanzata dai legali di Riina. Ma tanto è bastato perché i salmodiandi pro
delinquenti si siano messi in fila per chiedere clemenza per un Caino. E per
Abele? Forse nemmeno una preghiera!
Sono dell’avviso che quando si vogliono
concedere agevolazioni o clemenza a siffatti detenuti si debba avere il
placet dei parenti degli assassinati e solo dopo si potrà procedere a sconti o permessi premio! Pensate che questo
accade nella patria delle lapidazioni. Una volta un condannato a morte era sul
patibolo, gli avevano già messo il
cappio attorno al collo quando dalla gente che assisteva all’esecuzione si è
levato alto un grido di perdono. Era la madre della vittima che perdonava il
carnefice del figlio. Conclusione? Il condannato non ricordo bene se venne liberato o
mandato in carcere per un adeguato periodo di tempo, comunque ebbe salva la vita! Civili noi o loro ?
Nel passato Bernardo Provenzano
ristretto anche lui nelle patrie galere per scontare qualche ergastolo chiuse i
suoi giorni in carcere quando era ridotto peggio di Riina e se ben ricordo,
venne trovato con la testa infilata in
una busta di plastica e pieno di lividi. Forse qualcuno temendo che Bernardo
parlasse in punto di morte – allorquando avvengono molte conversioni – gli ha
chiuso per sempre la bocca! Cosa devono pensare i parenti delle innocenti
vittime quando sapranno che il crudele carnefice morirà nella propria casa circondato
dall’affetto dei suoi cari mentre i loro parenti morirono per strada nella polvere intrisa del loro
sangue?
Che Riina muoia dove si trova
godendo delle cure dei medici e degli infermieri e se vuole anche del
cappellano!
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