ANCORA SULLA LIBIA
La strategia del sedicente Stato
Islamico è semplice ed efficace.
Il terrore elevato alla massima
potenza spaventa chi pensa di contrastare l’ ISIS e contemporaneamente nelle
retrovie si instaura una specie di legalità jihadista accettata dalla naggior parte
della popolazione abituata alla legge coranica.
E’ di queste ore la notizia che il
califfo Abu Bakr al-Baghdadi ha dato vita ad una banca islamica a Mossul che
consente il finanziamento per l’acquisto di beni da utilizzare per le imprese
commerciali e perfino per acquisto di automobili e quant’altro a tasso zero. Secondo il
principio aristotelico del “Primum
Vivere, Deinde Philosophari la popolazione scampata al terrore ed in preda alla sindrome di Stoccolma, non
farà fatica ad approvare il nuovo corso.
Occorre per quel che ci riguarda
analizzare bene l’avanzata dei tagliagole. Una ventina di decapitazioni
orribili, un rogo in gabbia del povero pilota giordano Maaz al Kassasbeh, la
minaccia agli Stati avversari, la pax jihadista instaurata nei territori
occupati sono da logico supporto alla strategia di progressiva espansione.
Fin quando l’avanzata del califfato
si limitava ad occupare un territorio
limitrofo al luogo di partenza la cosa interessava fino ad un certo
punto e solo per la compassione per le povere vittime. Quando invece le minacce
proferite si concretizzano con l’occupazione dei luoghi a pochissimi chilometri
da casa nostra allora si rende necessaria una compatta strategia di contrasto
sotto l’egida di chicchessia, meglio se sarà quella dell’ONU.
A tal riguardo vi è il problema
russo. L’Europa è corsa a dar man forte all’Ucraina dapprima con aiuti
finanziari diretti poi con le sanzioni alla Russia di Putin che, tra l’altro,
ha dovuto subire i danni per la caduta verticale del prezzo del petrolio
concomitante a quella del rublo. Penso che nei pensieri dello zar russo ci sia
la voglia di danneggiare per ritorsione l’occidente
e quale migliore occasione sarà quella di opporre l’anacronistico veto sulle
decisioni di intervento in Libia da parte del Consiglio di Sicurezza dell’ONU?
In casa nostra Gentiloni, ministro
degli esteri, e la Pinotti, ministro della difesa, sembrano convinti
interventisti, mentre l’ondivago Renzi annacqua gli ardori dei suoi ministri
proponendo la strada dell’intervento politico. Mi chiedo con chi? Un’oculata
politica estera avrebbe dovuto prevedere una tale situazione e, utilizzando i
servizi segreti, avrebbe dovuto mettere le numerose tribù libiche le une contro
le altre raggruppate in un paio di coalizioni aiutando la più valida a
conquistare il potere in modo da avere poi un validissimo interlocutore col
quale instaurare un dialogo per la soluzione dei più importanti problemi.
Purtroppo come al solito noi
italiani siamo discretamente bravi a risolvere
solo le situazioni di emergenza improvvisa. Speriamo in bene !
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