Esorcizzare la depressione!
Tutti noi paragoniamo l’atmosfera
delle feste di fine anno della nostra infanzia e gioventù con quella che si
vive adesso, la gioia e la speranza del passato con il vuoto del presente che
si vuole riempire con il consumismo ripetitivo inebriante ed infine inutile. Le
strade di un tempo abbellite con archi di luminarie che meravigliavano per la
loro bellezza variopinta, la felicità del vestito nuovo, la voglia di fare i dolci
tradizionali come se dovessero essere regalati al Bimbo divino o a quello
secolare del nuovo anno, l’orgoglio compiaciuto di vivere un momento unico di
speranza che annegava nel brindisi le difficoltà del domani. Insomma un’atmosfera
di gioia e di speranza. I figli crescevano regalando gioie alternate purtroppo
a qualche preoccupazione. Un crescita felice della società. Il poco che si
disponeva sembrava il tanto messo in raffronto con il periodo bellico che tanto
dolore e distruzione aveva arrecato.
E’ passato del tempo, e tanto ne
passerà! Pánta rheî!!
“Tout casse, tout passe, tout
lasse, il n'est rien, et tout se remplace". "Tutto si rompe, tutto
passa, tutto si lascia. Non è niente, e tutto si rimpiazza".
Si rimpiazza con che cosa? I
ricordi si affievoliscono e la voglia di fare si…addormenta! La famiglia si
trasforma, i figli sono diventati adulti ed i nipoti sono immersi nei computer
e nei telefonini.
Le canzoni di Natale sono sempre
le stesse, nessuna moderna ne ha preso il posto, le dolci melodie ci portano
indietro nel tempo regalandoci squarci irripetibili. E’ come il ricordare il
gusto di un ottimo cibo che per diversi motivi non si può più mangiare!
Tra meno di quindici giorni sarà
Natale; la televisione ci inonderà di ricette gastronomiche difficili da
realizzare, si annunciano concerti natalizi e del capodanno mentre io provo un
certo disinteresse e ripenso a chi mi diceva tempo fa di odiare le feste reputando
tale affermazione di cattivo gusto. Ora mi domando come mai ho smesso di
meravigliarmi, di godere la forzata atmosfera festiva, di pensare quasi
esclusivamente alla tranquillità del dopo feste? Non so se questo capiti solo a
me perché comincio a sentirmi vecchio oppure anche a qualcun altro che vecchio
non è ancora. Il Natale sarebbe meglio celebrarlo in un sol giorno dedicato alla
spiritualità, al raccoglimento, e dopo queste ventiquattro ore di meditazione
dare un nome diverso ai giorni seguenti per celebrare la festa pagana Dies
Natalis Solis Invicti, la festa dedicata alla nascita del Sole (Mitra),
introdotta a Roma da Eliogabalo, ed in questa festa immergersi nelle regole del
consumismo sfrenato tra canti, abbuffate e libagioni sostituendo le vecchie e
care poesie del Natale con quella più laica di Lorenzo il Magnifico che recita
tra l’altro:
Quanta è bella giovinezza
che si fugge, tuttavia
chi vuol esser lieto sia
di doman non v‘è certezza!
Però,quando
il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare! Quindi bando alla tristezza! Voltiamoci
indietro e vediamo quante persone arrancano tra le vere difficoltà quelle che
sognano un tetto, un pasto caldo ed una parola di conforto!
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