EUTANASIA
Un tema ricorrente è quello della
eutanasia, parola che deriva dal greco e formata da thánatos ‘morte’, col pref.
eu- buona, quindi morte buona che per similitudine diventa “ dolce morte “.
Forse mi attirerò molti nemici tra
coloro che affermano che nessuno di noi è proprietario della propria vita e che
ogni vita è degna di essere vissuta. Proprio nell’” esser degna “ che casca l’asino!
Coloro che legittimamente sono contro l’eutanasia dovrebbero immaginare l’ammalato
in fase più o meno terminale in preda a sofferenze difficilmente governabili,
con gli occhi sbarrati rivolti al soffitto, con la bocca aperta in una smorfia
satanica, che vorrebbe dire qualcosa, nel caso fosse vigile, non potendolo
fare, vorrebbe stringere la mano amica mentre la sua non risponde al minimo
comando; l’alimentazione fornita da un sondino naso-gastrico ed i suoi polmoni
funzionanti grazie ad una ventilazione indotta. Immaginiamo che tutto questo orrore si protragga per
giorni e mesi! Come poi non considerare il dolore dei famigliari impotenti
difronte a tale strazio? Non sarebbe allora meglio attivare una prolungata e
profonda sedazione fino alla fine di questa martoriata vicenda umana ?
Vi è poi un aspetto di ordine
religioso da considerare. La vita non appartiene all’uomo, essa appartiene a
Dio che l’ha dà e la toglie quando vuole! Opinione del tutto legittima e per
molti versi condivisa per il credente che fino all’ultimo spera nella clemenza
divina. Chi non è religioso cosa fa? Egli non aspetta nient’ altro che la morte
liberatrice dalle sue inaudite sofferenze.
Altro aspetto è quello legale e qui
sta al legislatore leggersi bene la
grammatica e la sintassi per scrivere una legge chiara che non consenta diverse
interpretazioni.
1) L’eutanasia
si richiede allorquando il quadro clinico non solo è decisamente compromesso ma
che è causa di indicibili sofferenze che non possono essere ridotte o eliminate.
Tale condizione deve essere accertata da un consulto di tre medici, uno dei
quali psicologo che verifichi la volontà del malato di porre fine alle sue
sofferenze.
2) L’eutanasia
non si applica ai minori ed agli anziani che non si trovino nelle condizione di
cui sopra.
3) L’eutanasia
viene eseguita senza provocare altre sofferenze sia pure limitate per il tempo
utile per effettuarla.
4) Coloro che
contravvengono a queste disposizioni avranno una condanna a 30 anni di
reclusione senza patteggiamento o rito abbreviato.
Sono consapevole che non sempre la
dolce morte produce effetti ottimali, ma mi piace immaginare il malato disteso sul
letto mentre stringe la mano amica, la sua fronte non è madida di sudore, il
suo respiro lieve, i suoi occhi chiusi con il suo
ultimo sorriso che nasce e muore sulle sue labbra!
Perché rinunciare a tutto questo solo
per affermare la contrarietà all’eutanasia che pretestuosamente si teme venga
imposta a minori e vecchi gravemente disabili se mai per alleggerire i costi di
una inutile sanità?
Nessun commento:
Posta un commento